martedì 15 marzo 2016

Pittura a tempera

Botticelli - Nascita di Venere
Per tempera si intende la tecnica pittorica che utilizza l'acqua per sciogliere i pigmenti composti da resine vegetali (terre naturali, pietre macerate) ed impiega varie sostanze come la colla di pesce, l'albume d'uovo, la gomma arabica o il lattice di fico per agglutinare, cioè per fare aderire il colore al supporto. La superficie destinata a ricevere lo strato pittorico può essere carta, tela, pietra o legno.
Le pitture a tempera più antiche di cui abbiamo traccia in Italia, sono quelle risalenti alle decorazioni delle tombe etrusche. Sappiamo che in Grecia la tempera fu usata, come fu usata la tecnica dell'encausto (pigmenti mescolati a caldo con la cera). Alcune pitture parietali pompeiane dimostrano come anche i romani conoscessero la tempera. 

Già attorno al XI sec. d.C., la tecnica della tempera era applicata sulle illustrazione degli antichi manoscritti medievali che erano costituiti da fogli di pergamena o di pellame per cui l'emulsione a tempera ben si prestava ad un supporto che conteneva di per sé oli animali. La mescolanza di oro in foglie e tempera caratteristica dei codici minati, divenne caratteristica anche della pittura medievale su pannello. 
Tempera su carta del XVII secolo
Danae - G. Klimt
Prima della stesura dei colori sulla tavola l'artista applicava un fondo in oro, per realizzare il quale si serviva di una lamina d'oro battuta dai battiloro tra due strati di pelle. Come coesivo tra l'imprimitura e la lamina si serviva del bolo, cioè di una terra argillosa, untuosa e rossiccia, che veniva stemperata in acqua e chiara d'uovo preparata a neve. Sulla superficie inumidita del dipinto, il pittore stendeva quindi tre o quattro passate di bolo di diversa densità: servendosi poi di carta per sostegno, posava l'oro sul bolo preparato con acqua e chiara d'uovo, cercando di farlo aderire perfettamente alla superficie; un secondo periodo, compreso fra il Trecento ed il primo Quattrocento, in cui l'uso del colore avveniva per graduato accostamento, e non per aggiunzione; un terzo periodo corrispondente alla seconda metà del Quattrocento, che vede le figure e gli oggetti rappresentati nei dipinti con molta minuzia. 
La tempera ebbe il suo periodo di massimo splendore nel Rinascimento, anche se la pittura a tempera dei pittori del ‘400 non è generalmente ad uovo puro. Infatti era già in uso un sistema di pittura, definito ad emulsione, dove all'uovo venivano aggiunti oli, essenze e vernici. In questo senso si potrebbe affermare che non fu Van Eych a introdurre in senso assoluto la pittura ad olio in Europa.                                                                                           Lentamente, la tecnica della tempera che aveva caratterizzato la pittura italiana del Rinascimento venne soppiantata dalla cosiddetta pittura ad olio, anche se molti quadri della fine del '400, classificati nei musei come pitture ad olio, siano in effetti delle emulsioni a base d'uovo, rifinite con velature a vernice ed olio. La tempera nei secoli successivi al Rinascimento fu spesso adoperata come base per le pitture ad olio. Si abbozzavano i dipinti che poi si ultimavano a olio. L'uso della tempera decadde solo parzialmente con la comparsa della tecnica a olio: la tempera verrà infatti impiegata persino in opere tardo barocche di grandi dimensioni.                              

Oggi i colori a tempera si trovano in vendita in tubetti o vasetti già pronti per l'uso, ma un tempo occorreva acquistare i pigmenti in polvere ed impastarli con collanti appositi. Per fare una buona tempera, simile a quella antica bisogna aggiungere al pigmento un tuorlo d’uovo, gr. 30 di gomma arabica in polvere, 2/3 di un bicchiere d’acqua, per la conservazione aggiungere un cucchiaio di alcool o aceto bianco. Per rendere la tempera più cristallina si aggiunge dello zucchero.  Occorre tenere presente che subiscono un notevole cambiamento di tonalità dal momento in cui vengono stesi a quello in cui sono asciutti.  Poiché si asciuga molto rapidamente, la tempera andrebbe stesa inizialmente in strati sottili lasciando il colore piuttosto acquoso.  Lo stile della pennellata è molto personale: dai tratteggi, alle punteggiature, alle pennellate.


La tecnica di esecuzione consiste solitamente nell’eseguire un abbozzo dell’opera con pennellate sottili e colori quasi trasparenti; quindi si determinano i dettagli procedendo colore per colore e lavorando strato su strato. 
 Una seconda maniera prevede l'uso del colore per graduato accostamento piuttosto che per stratificazione. 
Fra gli strumenti indispensabili ci sono i pennelli, che possono essere rotondi o piatti, a setole lunghe o corte, di setola sintetica o di martora, di pelo di bue o di setola di maiale. Le misure variano dal numero 0 al numero 12, vale a dire dal più piccolo (adatto per lavori di precisione) al più grande, utilizzato per dare campiture più o meno vaste di colore. In linea di massima per stendere il colore di fondo si usano pennelli piatti a setola dura. 
Per eseguire una velatura, è meglio inumidire prima la superficie, in modo da far scorrere il colore con scioltezza e senza striature. Le superfici a tempera non si scuriscono col tempo come avviene per gli oli, sebbene l'emulsione olio-uovo lo fa.

Destrina (colla)
Un classico Medio per tempera è composto dalla destrina sciolta in acqua; diluisce i colori a tempera e ne migliora l'adesione sulle superfici troppo assorbenti. Asciuga in poche ore e previene le screpolature. Aumenta la lucentezza e diminuisce il potere coprente.
I dipinti vengono protetti con la vernice lucida od opaca per tempera che asciuga in poche ore e non provoca cambiamenti di colore, ed è composta da resine sintetiche incolori, acquaragia. Rende l'opera resistente all'umidità e dona trasparenza agli strati opachi rendendo i colori più profondi. 
 Il Fiele di bue, sostanza sintetica sciolta in acqua, sgrassa i supporti per evitare formazione di macchie. Può essere utilizzato puro per uniformare la superficie del supporto ed impedisce che il supporto trasudi colore. Consente un'adesione migliore su supporti impermeabili. 
Per diluire i colori a tempera rendendoli più trasparenti e più elastici si usa la gomma arabica. Che inoltre previene le screpolature.
                                                                                  
Caterina Guttuso


4 commenti:

  1. Mi chiedo, è nato prima l'uovo o la tempera? Scherzi a parte mi fa pensare come un elemento naturale come l'uovo sia parte importante nella creazione dell'elemento colore. Il fatto che le tempere non scuriscano ci ha consentito di potere ammirare affreschi che il tempo non ha potuto rovinare. Grazie per la tua precisione e chiarezza.

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  2. Grazie Adele! Per chi ama l'arte è indispensabile conoscere le tecniche...

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  3. La pittura mi piace ma non è il mio forte, non gestisco bene il pennello, da giovine sperimentavo un po' di tecniche diverse, ma alla fine sono sempre ritornato al disegno a penna o matita e adesso alla grafica vettoriale. Grazie a te Caterina mi viene in mente che ho conosciuto qualcuno che i colori se li fabbricava da sè, con uovo aceto olio e altre diavolerie (siamo sicuri che non sia una maionese?) e la cosa mi affascinava.
    Ho una piccola perplessità: la destrina mi sembrano dei vermini. Saranno appiccicosi, ma sempre vermini sono, e io su un quadro non ce li vorrei. (emoticon a tempera)

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  4. Raimondo la destrina non va applicata sul quadro come la vedi nella foto, ma sciolta nell'acqua...ahahaha! Sono sicura invece che con qualche lezione potresti diventare un bravo pittore. Grazie per il commento.

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